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sabato 10 dicembre 2011

10.12.2011 Così Israele liquida i terroristi
Per impedire che attentino alla vita dei civili

Testata: Il Foglio
Data: 10 dicembre 2011
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Così Israele 'liquida' i terroristi»
Sul FOGLIO di oggi, 10/12/2011, a pag.1, l'analisi molto accurata a cura della redazione, sulla ripresa del targeting killing contro i terroristi, 'sakum' in ebraico. Il titolo è: " Così Israele 'liquida' i terroristi ", con le virgolette alla parola 'liquida'. Non le discutiamo, ci stanno anche bene, ma IC prerisce toglierle, avendo scelto di riprendere tale e quale l'ottima titolazione. Ottima, ma senza le virgolette, come non le useremmo scrivendo legittima difesa.
Ecco il pezzo (complimenti all'autore):


Roma. L’uccisione di Assam Batash è “il ‘targeted killing’ di maggior profilo da molti anni”. Così scrive sul quotidiano Yedioth Ahronoth il veterano del giornalismo militare israeliano, Ron Ben Yishai, commentando l’operazione dell’esercito di Gerusalemme nella Striscia di Gaza. Terroristi hanno risposto lanciando missili sulle città del sud. Batash era uno dei leader storici delle Brigate dei martiri di al Aqsa, il braccio armato di Fatah, che ha congelato le attività in Cisgiordania pur rimanendo attiva a Gaza. Secondo l’intelligence israeliana, Batash voleva realizzare un grande attentato contro civili israeliani, come quello che ha portato a termine nel 2007. Israele ha riesumato uno strumento della lotta al terrorismo, le uccisioni mirate, che tanto scandalo ha generato all’epoca dell’uccisione del capo di Hamas, Ahmed Yassin. Negli Stati Uniti è uscito qualche mese fa un libro di Daniel Byman, “A High Price”; racconta la storia dell’antiterrorismo israeliano – delle sue vittorie e dei suoi fallimenti – dedicando un capitolo corposo ai targeted killing, (“sakum” in ebraico). Nel libro si identifica Mahmoud al Mabhouh, leader di Hamas legato all’Iran e ucciso nel 2010 a Dubai, come una delle ultime vittime di queste operazioni. Fra le rivelazioni di Byman c’è il ruolo che Daniel Reisner, il giurista israeliano che ha fornito le basi legali delle esecuzioni, avrebbe avuto nell’ispirare l’Amministrazione Obama contro Osama bin Laden e Anwar al Awlaki. Il libro parla delle conseguenze legali di queste “esecuzioni extragiudiziali”. Avi Dichter, ex capo dell’intelligence, ha dovuto cancellare le visite nel Regno Unito per timore di essere arrestato per “crimini di guerra”. In Spagna, alcuni magistrati hanno aperto inchieste contro gli israeliani e una simile minaccia pende anche alla Corte dell’Aja. Il libro spiega che l’attuale leadership israeliana ha forgiato le uccisioni mirate. Si calcola che a oggi Israele abbia realizzato 234 targeted killing. “Queste uccisioni funzionano”, scrive Byman nel libro. “Hanno costretto i leader sopravvissuti a vivere nascondendosi”. Neè un esempio il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che vive in un bunker in Libano e che è riapparso pochi giorni fa dopo due anni di clandestinità. Durante l’intifada Yaalon, allora capo di stato maggiore, andava in giro con il “taccuino”. Conteneva da 300 a 1.000 nomi di terroristi da eliminare, segnati con colori diversi a seconda della pericolosità: rosso, nero e verde. Ogni terrorista eliminato veniva cancellato da Yaalon con una “X”. Il libro racconta i modi usati per eliminare i terroristi, compreso un modellino della moschea di al Aqsa a Gerusalemme imbottita di esplosivo. “E’ un dilemma”, ha detto il generale Amos Yadlin. “Un terrorista sta per uccidere venti persone in un ristorante. Se facciamo saltare in aria la sua macchina, tre innocenti moriranno. Come lo giustifichiamo?”. Qui è intervenuto Reisner con le condizioni per le uccisioni: che l’arresto sia impraticabile, che gli obiettivi siano combattenti, che il governo approvi l’operazione e che ci siano poche vittime civili. Gli obiettivi sono noti come “bombe a orologeria”. Ehud Barak, attuale ministro della Difesa, nel 1973 a Beirut uccise di suo pugno tre terroristi che avevano preso parte alla strage di Monaco nel ’72. Barak ha anche diretto le unità “Cherry” e “Samson”: soldati travestiti da arabi che si infiltrano per uccidere terroristi. Nel libro parla Rami Gershon, fondatore di una di queste unità, la Dudevan: “Il nostro lavoro è liquidare. Se non liquido, un bus esploderà e allora diciassette bambini saranno liquidati”. Nel libro si spiega che Israele ha annullato metà delle operazioni per il rischio di un alto numero di vittime civili. Una volta c’era la possibilità di eliminare in un colpo il “dream team”: Ismail Haniyeh, Mohammed Deif e Yassin. Ma visto l’alto numero di bambini presenti sulla scena, l’esercito lasciò perdere. Si è fissato a 3,14 il numero “accettabile” di vittime civili per ogni terrorista. Giovedì, a Gaza, l’esercito ne ha lasciata a terra soltanto una. Un bilancio tutto sommato positivo per i duri standard dell’antiterrorismo israeliano.
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