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martedì 21 febbraio 2012

ARRESTATEMI: ISLAM= MERDA!




Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 20/02/2012, a pag. 14, l'articolo di Magdi C. Allam dal titolo "Criticare l’islam è proibito. Difendere l’Europa pure".

Magdi C. Allam

Aiuto! L’invasione islamica è ormai una realtà. A sfondare la fra­gilissima prima linea valoriale e identitaria dell’Occidente è stata la potente armata dei taglia-lin­gua nel nome di Allah. Il loro obiet­tivo è mettere al bando, qui dentro casa nostra, nella nostra culla del­­la libertà, nella nostra patria dei di­ritti fondamentali della persona, qualsiasi critica e meno che mai condanna dell’islam come religio­ne. L’islamofobia verrà bandita per legge in tutti gli stati europei, in ottemperanza ad una prima ri­soluzione, la 16/18 approvata dal­la Commissione per i diritti del­l’u­omo delle Nazioni Unite a Gine­vra nel marzo 2011 che contempla la lotta contro l’intolleranza, gli stereotipi negativi, la stigmatizza­zione della discriminazione, l’inci­tamento alla violenza, l’uso della violenza contro le persone sulla base della loro appartenenza reli­giosa. Per la verità quest’insieme è esattamente ciò che ritroviamo nel Corano e nella predicazione d’odio,di violenza e di morte delle moschee, ma incredibilmente si ri­torcerebbe contro coloro che non vogliono sottomettersi all’islam, al Corano, a Maometto e alla sha­ria, la legge imposta dal loro Allah. Ed è così che lo scorso 15 e 16 feb­braio a Bruxelles, con il benestare dell’Unione Europea,l’Organizza­zione per la Cooperazione Islami­ca (Oic), finanziata dai sauditi e il cui attuale segretario generale è il turco Ekmeleddin Ihsanoglu, ha organizzato un seminario per de­nunciare la campagna anti- islami­ca presente in alcuni mezzi di co­municazione di massa in Occiden­te, con l’obiettivo di indicare ai par­tecipanti, compresi i giornalisti oc­cidentali non islamici ma conni­venti con gli islamici, come con­trapporsi alla campagna mediati­ca anti- islamica. Questa iniziativa avrebbe già il sostegno di Obama e della Clinton.
Come è possibile che finiremo per imporci da soli il bavaglio? I te­orici del relativismo nostrano, compresi quelli che si annidano nella Chiesa, per screditare il valo­re delle radici giudaico-cristiane della civiltà laica e liberale dell’Oc­cidente, spesso fanno riferimento al versetto tratto dal Vangelo se­condo
Luca (6,43-49) che recita «ogni albero si riconosce dal suo frutto».A loro avviso non sono tan­to importanti le radici bensì i frutti dell’albero. Una tesi che mira a mettere aprioristicamente e acriti­camente sullo stesso piano tutte le religioni, le culture e le ideologie a prescindere dai loro contenuti perché, secondo i relativisti, si può aderire ai valori non negozia­bili della sacralità della vita, della dignità della persona e della liber­tà di scelta partendo da radici di­verse e finendo per condividere lo stesso frutto. Bene, ai relativisti no­strani ricordiamo la prima parte del versetto evangelico che chiari­sce: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che pro­duca un frutto buono ». A che cosa mi riferisco? Dopo la sbornia ideo­logica che ha trascinato in modo pressoché compatto l’Occidente succube del materialismo e am­malato di relativismo ad infervo­rarsi per la cosiddetta «Primavera araba», caldeggiando l’indizione delle elezioni con il coinvolgimen­to delle forze d’opposizione isla­miche che sono esplicitamente ostili ai diritti fondamentali della persona e alla democrazia sostan­ziale, oggi tocchiamo con mano i frutti dell’operato degli islamici che si sono imposti al vertice del potere.
Ovunque sta montando una campagna di condanna a morte, con l’emissione di fatwe (responsi giuridici), contro i «nemici del­l’islam ». In Arabia Saudita rischia di essere giustiziato il giovane gior­nalista Hamza Kashghari per es­sersi rivolto su Twitter in modo col­loquiale
a Maometto nella ricor­renza del suo compleanno scri­vendo: «Non pregherò per te. Non m’inchinerò davanti a te. Non ti bacerò la mano». In Egitto Naguib Sawiris, cristiano copto, magnate della comunicazione mondiale, è già stato portato in tribunale per avere pubblicato sempre su Twit­ter l’immagine di Topolino e Min­nie, l’uno con la barba da salafita, l’altra con il velo integrale. In Tuni­sia sono sotto processo sia il diret­t­ore della tv Nessma fondata da Ta­rak Ben Ammar sia il direttore del settimanale Attounisia per oltrag­gio all’islam. Tanti altri casi di cen­sura alla libertà d’espressione, nel nome dell’islam, si susseguono anche in Marocco, Algeria, Libia, Yemen,Pakistan,Nigeria,Indone­sia e Malaisia. Ma il problema vero è che ormai non possiamo più per­metterci il lusso di dissertare a di­stanza delle sciagure altrui. Dob­biamo occuparci direttamente e immediatamente delle nostre sciagure di cui noi siamo i veri re­sponsabili.Sveglia Occidente!

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