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venerdì 17 febbraio 2012

Quando i GIUDICI FARNETICANO....

Solidarietà al giornalista Giuseppe Caldarola condannato per aver criticato Vauro

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Iniziata una sottoscrizione delle comunità ebraiche italiane
Quattro anni fa, nel marzo del 2008, in piena definizione delle liste elettorali e quindi della campagna elettorale – che avrebbe poi visto la vittoria della coalizione guidata dal Pdl - la giornalista Fiamma Nirenstein, all’epoca editorialista ed inviata dal Medio Oriente per Il Giornale, confermò la sua intenzione di candidarsi per il centro destra.
Una scelta che non piacque al vignettista Vauro che – pochi giorni dopo – pubblicò sul Manifesto una acida vignetta – per alcuni sfacciatamente antisemita – che demonizzava la scelta della Nirenstein, usando i soliti simbolismi razzisti e razziali: il naso adunco e la stella di David, per di più associati al fascio littorio.
Mesi dopo Giuseppe Caldarola in un corsivo sul Riformista criticò quella vignetta che a suo giudizio esprimeva il concetto di un Vauro che giudicava la Nirenstein ‘come sporca ebrea’.
L’espressione non piace al ‘sensibile’ vignettista, in passato ben caustico disegnatore delle vicende italiane e medio orientali, che pensò bene di querelare Caldarola. In questi giorni la sentenza a dir poco clamorosa: Peppino Caldarola è stato infatti condannato a risarcire Vauro di 25000 euro per diffamazione.
Scrive lo stesso Caldarola nel suo blog:
Sono stato condannato per aver criticato Vauro. In questa vicenda vi sono più aspetti singolari”. “Se le cose hanno una logica, in questo caso essa è questa: si può rappresentare legittimamente un cittadina italiana indicandone la religione attraverso la propria trasfigurazione con il naso adunco e la stella di Davide, non si può criticare questa vignetta con un testo ironico che interpreta il giudizio di Vauro”.
Caldarola conclude così:
Vorrei solo segnalare di quella vignetta il dato politico culturale che dovrebbe far riflettere. È l’associazione che c’è nella vignetta della stella di Davide con il fascio littorio. Cioè il rovesciarsi dell’ebraismo nel suo contrario. E’ la stessa tesi di quelli che sostengono che Israele sia la negazione delle ragioni per cui è nata in quanto è uno diventato uno Stato oppressore e di tipo nazista. La giurisprudenza sembra dar ragione a questa tesi. Fiamma Nirenstein che vive scortata per le minacce mortali ricevute può essere insultata tranquillamente. Gli ebrei sanno che da oggi hanno tutti loro il naso adunco e quella stella di Davide gli può essere cucita addosso se non si comportano politicamente bene. Contro questa cultura io mi batterò, nella sinistra contro una certa sinistra. Da molti anni, nella mutevolezza delle opinioni, è questa la mia stella polare. Ora io e Polito, all’epoca direttore del “Riformista”, siamo stati condannati. Ad una pena pecuniaria. Preferisco il carcere. E lo chiederò”.
Alla sentenza del tribunale di Roma, immediate sono state le reazioni, ovviamente sdegnate della comunità ebraica. “Stupore e amarezza” per il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici che pone il quesito: “é lecito domandarsi gia’ da ora quale sia il confine entro cui puo’ muoversi la satira in un paese democratico”. Infine, “solidarieta’ a Fiamma Nirenstein, figlia di scampati alla Shoah, donna che per il suo impegno e’ sotto costante scorta della polizia”.
A suo tempo – ha spiegato il deputato del Pd Emanuele Fiano - espressi a Fiamma Nirenstein la mia solidarieta’ per l’orribile vignetta di Vauro. Oggi mi auguro che Peppino Caldarola, giornalista galantuomo, vinca il ricorso in appello contro la condanna subita per aver criticato, come e’ giusto che fosse, la vignetta di Vauro”. “Si possono – prosegue Fiano - non condividere le scelte di chiunque, ma usare la piu’ orribile iconografia fascista e nazista degli anni ’30 per attaccarlo non puo’ essere accettato. Se il diritto di satira non va limitato questo non significa che la cultura espressa dalla satira, i suoi paragoni, le sue metafore non possano essere anche duramente criticati, e nessun vignettista dovrebbe rivolgersi ai giudici per attaccare chi li critica”. Conclude Fiano: “Trovo inaccettabile che chi pretende liberta’ di espressione come Vauro sempre e comunque, voglia vedere condannato chi come Caldarola ha ravvisato i tratti della discriminazione nella sua vignetta”.
Sdegnato’ si è dichiarato il presidente del Congresso Ebraico Mondiale (Wjc), Ronald S. Lauder. “Mentre l’uomo che difende una donna ebrea viene multato, l’autore di questa vignetta sfacciatamente antisemita viene assolto e riceve via libera dalla corte per continuare a iniettare veleno nel dibattito politico in Italia”. “Nirenstein – dice ancora Lauder - e’ un eccellente legislatore che non si ritrae dal fare battaglie politiche. Sebbene chiunque abbia il diritto di essere in disaccordo con le sue idee, nessuno puo’ usare contro di lei il fatto di essere ebrea e di impegnarsi per il benessere di Israele. Le caricature antisemite o razziste non hanno nulla a che fare con la satira, ne sono ben lontane; sono semplicemente spregevoli’”.
Alle amare considerazioni, e alle parole di solidarietà a Caldarola, il mondo ebraico italiano ha fatto seguire i fatti.
Immediatamente, il 23 gennaio scorso, la Giunta della Comunità ebraica di Roma ha lanciato una sottoscrizione a favore di Peppino Caldarola.
Contemporaneamente, analoga iniziativa di raccolta fondi, è stata lanciata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e alla quale stanno aderendo i presidenti delle singole comunità. Fondi sono già stati stanziati, oltre che da Roma, dalle comunità di Livorno e Trieste, a cui seguiranno certamente le adesioni delle altre comunità. “Gli ebrei italiani – ricorda una nota Ucei -ritengono che lo spirito delle parole dell’on. Caldarola non fosse quello di offendere il signor Vauro Senesi, ma di difendere il loro onore e il loro prestigio”. “All’on. Caldarola – conclude la nota - gli ebrei italiani vogliono esprimere e dimostrare concretamente la loro solidarietà, stima e fraterna amicizia, che da questa vicenda escono rafforzate e consolidate”.
Una raccolta di fondi, ha spiegato Pacifici che è “una sorta di nostra collettiva ed unanime protesta dell’ebraismo italiano a sentenze che come questa lasciano, questo possiamo dirlo serenamente, l’amaro in bocca”.
http://www.romaebraica.it/solidarieta-al-giornalista-giuseppe-caldarola-condannato-per-aver-criticato-vauro/

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